INTERVISTA A MAURIZIO BAIATA

Annalisa Cisi: Maurizio attualmente collabori con Mary Rodwell, nota ipnoterapista australiana che ha lavorato con oltre 1600 Experiencers di tutto il mondo, quali sono i risultati dei suoi studi?

Maurizio Baiata: Riporto direttamente la Rodwell, che dichiara in un suo articolo di prossima pubblicazione sul mensile italiano “X Times”: “Nell’esplorare le potenzialità del fenomeno, riscontriamo come alcuni incontri suggeriscano che queste intelligenze possono lavorare o interagire in dimensioni di realtà non-fisica, come le dimensioni dell’anima. Ciò include il Contatto o la comunicazione con loro, prima ancora della nostra attuale incarnazione fisica. Il dottor Michael Newton lo ha esemplificato nel suo libro Destiny of Souls, ovvero la vita attraverso le vite, nello stato dell’anima. Inoltre, la mia ricerca suggerisce che questa interazione può anche continuare dopo la nostra morte fisica. In base ai racconti testimoniali, dopo la nostra attuale incarnazione umana,
possiamo rimanere coinvolti con queste intelligenze. Sono interazioni attraverso ciò che potremmo definire tempo e spazio. Analizzo dunque alcuni di questi straordinari racconti, fra loro coerenti, che vengono alla luce al livello più profondo dell’ipnosi e illustrano interazioni che sembrano non avere limiti nel continuum spazio-tempo. Non ho alcun modo di verificare personalmente questi dati. Ancora una volta, mi muovo sul principio del dottor John Mack, che ha raccolto tali modelli di esperienza, fra loro consistenti. Se veritieri, essi indicano che le interazioni/incontri avvengono non solo nella forma fisica, ma anche nel momento in cui siamo separati dal nostro corpo fisico, come in astrale o in OBE (fuori dal corpo), lo stato animico”.



A: Secondo la sua ricerca perchè le Intelligenze Extraterrestri attuano quella metodologia che noi chiamiamo "rapimento"?

M: La metodologia del rapimento sembra la sola che consenta il contatto diretto su singoli individui. Ciascun soggetto viene “costretto” all’esperienza al di là della sua volontà, ma successivamente, secondo la Rodwell, nella maggioranza dei casi si accorge di esserne stato partecipe e di aver dato il proprio consenso. Questo dato è conflittuale rispetto ai risultati ottenuti da altri ricercatori e per me apre uno scenario più vasto di discussione, laddove non ci siano preconcetti e pregiudiziali.

A: Hai detto varie volte ultimamente che la ritieni una delle ricercatrici mondiali più valide in questo campo, perchè?

M: Il suo assunto è a mio avviso corretto. Ha analizzato tutte le componenti del fenomeno, giungendo alla conclusione che il primo passo, nella ricerca, è aiutare l’experiencer a superare il trauma del Contatto, la paura innata di ogni individuo nell’ignoto. E cosa c’è di più ignoto nella nostra vita delle ipotetiche intenzioni dei visitatori? Come possiamo ergerci a giudici del loro operato?

A: Nel 2010 a Phoenix con la dottoressa Ruth Hover hai fatto un'ipnosi regressiva. Sinteticamente puoi raccontarci ciò che è emerso e che cambiamento ha portato nella tua vita?

M: è emerso un lato positivo della mia esistenza, che non conoscevo. In primis, l’accettazione della mia condizione di “addotto”, seppur privilegiato dagli anni di studi e incontri con le tante persone, sia in Italia sia negli USA, che mi hanno dato la spinta a rivedere criticamente il mio operato. Peccavo di orgoglio e di presunzione. Ciò che credevo di aver capito non era vero, né reale. Inoltre, l’ipnosi è stata una scelta, che ha preceduto di poco fatti e cambiamenti importanti nella mia vita pratica, professionale e affettiva. Ho capito che dobbiamo lasciarci condurre dalle nostre intuizioni ed essere aperti a tutte le possibilità.

A: Come ti sei sentito interiormente quando hai compreso - attraverso la regressione - che gli alieni grigi con cui hai vissuto un'Abduction nel 1999 in realtà non erano cattivi come da te creduto per tanti anni e che ti salvarono la vita nel 1971 quando eri tra la vita e la morte, in coma, a causa di un incidente stradale?

M: Una sorpresa enorme. Un inaspettato collegamento fra diverse fasi della mia vita. Il militare che mi raccolse sull’asfalto nel 1971, il chirurgo che mi operò, un libro di Raymond Moody che acquistai nell’81 a New York… persone e momenti interconnessi in un Tempo che non ha limiti. Sino alla visita aliena del ’99. Tutto collegato. Incredibile.

A: Oggi qual'è la tua visione sulle Abduction aliene?

M: Cerco di essere centrato sulla realtà dei fatti e quanto io ho vissuto è reale, non ci ho costruito o ricamato sopra. La mia visione si basa su tre fattori. Primo, si tratta di esperienze che implicano individui, originariamnente non affetti da psicopatologie, che soffrono di sindrome post-traumatica. L’approccio alla loro presa di coscienza deve essere quindi psicoterapeutico. Secondo, le esperienze sono collegate a un vissuto che può essere ricostruito mediante ipnosi. Terzo, spesso ci si trova davanti a una nuova dimensione della realtà, collegata a vite precedenti e sinanche future. Questo nuovo scenario del Contatto è quello sul quale mi sto concentrando.

A: Ritieni possibile affermare che se un addotto considera negativa la sua esperienza ciò dipende dal trauma (che varia da soggetto a soggetto), dalla non corretta comprensione della sua esperienza e/o dall'acquisizione di informazioni scorrette e inappropriate sul fenomeno Abduction?

M: Mi sembra che il fenomeno riguardi di più i soggetti femminili, maggiormente sensibili e capaci di interagire, seppure apparentemente più fragili, rispetto a quelli maschili. Le donne hanno una connessione animica aumentata dal loro potenziale riproduttivo: danno vita al bambino, interagiscono con l’anima, la propria e quella dei loro figli sin dallo stato del concepimento. Gli uomini adulti non hanno questo dono e paiono affrontare la questione in maniera nevrotica, passando dalla paura, alla rabbia, alla frustrazione. Tali blocchi vanno superati ed è possibile. Considerare negativa in toto l’esperienza è scorretto e limitante, sia per il ricercatore/terapeuta, sia per l’experiencer.

A: Che visione hai del contatto - che va dal I° tipo in poi - che gli ET stabiliscono con gli esseri umani?

M: Esiste la concreta possibilità che la risposta risieda nel connubio umano/alieno generato in maniera così invasiva, ma necessaria. Allargando la visione, appare un dato incontrovertibile: nessun risultato è ottenibile senza sacrificio. Senza scendere nel buio profondo dell’anima non vediamo la luce. A me è successo ed è quello che cerco di trasmettere.

A: In una recente intervista hai detto una cosa molto importante riguardo la posizione che tu hai oggi sul fenomeno delle Abduction. Hai parlato di "Risonanza", perchè la ritieni fondamentale?

M: La Risonanza è una forma di amore. Avrei voluto dedicare almeno un capitolo a questo tema nel mio libro, invece mi sono dovuto limitare a un accenno. La Risonanza è un passaggio energetico fra individui e si esplica persino a livello di masse di individui, come nei concerti Rock. Noi reagiamo a seconda di frequenze che percepiamo. Sono come scintille che si accendono nel cuore e che bruciano dentro. Se concepiamo la vita dell’uomo come una candela che nel tempo è destinata a spegnersi, la luce che essa diffonde finirà. Se la concepiamo invece come un continuum di scintille che danno luce ogni tanto e che gli altri vedono non attraverso le lenti di una fotocamera, ma ad ogni impulso di vita, la Risonanza continua nel tempo e va oltre il tempo.

A: Quale messaggio vuoi dare a coloro che vivono esperienze di contatto e di Abduction da parte delle Intelligenze Extraterrestri?

M: Ascoltare il proprio cuore, lasciarsi guidare dalle intuizioni e dalle sensazioni. Nel momento in cui ci visitano, non lasciarsi prendere dalla paura. Basta comunicare telepaticamente a quegli esseri, al di là delle loro intenzioni, che non conosciamo, questa cosa che da tempo mi frulla nella testa: “Cosa posso fare io per voi?”. Credo che saranno costretti a rispondere e, in un modo o nell’altro, saremo protagnisti del Contatto e non vittime del Contatto.

A:Senti di essere stato stato "guidato" e "seguito" durante la tua vita dagli ET?

M: Sì.

A: Quali sono i tuoi obiettivi attuali e futuri?

M: Scrivere un secondo libro. Attendere con fiducia che si compia questa fase così intensa del nostro destino. Se qualcosa deve cambiare è perché tutto cambia. Sempre. Impegnarmi sempre di più nel campo della ricerca sui fenomeni di Abduction/Contatto. Per questo, al momento, resto in Italia.